18 Ottobre 2020
Cambio di destinazione d’uso senza opere: anche il locatario può richiederlo
Il locatario di un immobile può presentare una SCIA per chiedere il cambio di destinazione d’uso senza opere: il Tar Lombardia chiarisce il caso con la sentenza n. 632/2020.
Il caso
Una società di commercio prendeva in affitto alcuni locali situati in un immobile di cui era proprietaria un’altra Srl.
L’immobile secondo il piano urbanistico comunale ricadeva in un’area per insediamenti produttivi/commerciali esistenti.
Il contratto di locazione precisava che:
- la destinazione d’uso dei locali affittati doveva rimanere ad attività di vendita commerciale non alimentare;
- la realizzazione di eventuali modifiche degli spazi commerciali doveva avvenire a condizione che si trattasse di aggiunte che potevano essere rimosse con facilità in qualunque momento, senza danneggiamento dei locali.
Successivamente la società locataria presentava una SCIA presso il Comune per avviare un’attività di vendita al dettaglio di abbigliamento e accessori.
La proprietaria dei locali si opponeva al cambio di destinazione d’uso (senza opere), da vendita all’ingrosso a vendita al dettaglio, lamentandone l’illegittimità presso il Comune. Per tale motivo chiedeva l’annullamento della SCIA richiesta dalla locataria.
Il Comune rigettava la richiesta e ribadiva:
- la validità della SCIA come comunicazione ai fini del cambio di destinazione d’uso senza opere ai sensi della legge regionale;
- la coincidenza del comparto in questione con l’intero edificio e la conformità della vendita al dettaglio con lo strumento urbanistico;
- la compatibilità del contratto di locazione che prevedeva l’attività di vendita commerciale non alimentare, con la legittimità del locatario a chiedere il cambio di destinazione d’uso senza opere per avviare l’attività di vendita al dettaglio.
La proprietaria dell’immobile decideva, quindi, di fare ricorso al TAR.
La decisione del Tar Lombardia
I giudici del Tar ribadiscono che il locatario di un immobile commerciale è senz’altro abilitato a chiedere un cambio di destinazione d’uso senza opere, in quanto le trasformazioni apportate dell’immobile sarebbero contenute e reversibili, destinate ad esaurirsi con la scadenza del contratto.
Infatti, i togati evidenziano come, per quel che riguarda le strutture di separazione adottate dal locatario, esse sono costituite da pareti amovibili ancorate a elementi di appoggio, perfettamente funzionali all’utilizzazione degli spazi secondo le esigenze del locatario.
Per i togati, detti manufatti non costituiscono opere edilizie, per cui la nuova sistemazione dei locali è destinata a durare unicamente per il tempo di locazione che, una volta scaduto, risulta facilmente reversibile.
Per tali motivi, il ricorso non è accolto.
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